lunedì 30 novembre 2009

L'esorcismo di Emily Rose


L'ESORCISMO DI EMILY ROSE - The exorcism of Emily Rose - USA 2005, di Scott Derrickson con Tom Wilkinson, Laura Linney, Jennifer Carpenter, Joshua Close

Nel 1970 due preti cattolici furono processati in Germania per aver causato la morte della giovane Annaliese Michel nel corso di un esorcismo. Questo film racconta la storia di quel processo, ovviamente trasportato in America e con i dovuti aggiustamenti alla vicenda, soffermandosi a lungo sulla possessione demoniaca della sfortunata ragazza attraverso numerosi flashback. Possiamo quindi vederla parlare lingue sconosciute, sfoggiare una forza sovrumana e mettere in pratica il manuale del perfetto indemoniato, in una serie di scene piuttosto banali che non aggiungono nulla a quanto non si sia già visto in decine di altre pellicole, e non riescono assolutamente a raggiungere lo scopo per cui presumibilmente sono state girate, ovvero spaventare. In effetti, stupisce leggere di come ci sia chi è rimasto sconvolto da questo film, che di horror ha ben poco. Credo che in questo giochi un ruolo fondamentale il fatto che tutto ci venga presentato come una storia vera, cosa che può aver impressionato il pubblico meno smaliziato: basta infatti una rapida ricerca per scoprire che il libro su cui si basa il film - che di per sè è quasi tutto inventato - è opera di una parte in causa, fonte molto poco oggettiva; quindi ecco l'avvocatessa interpretata da Laura Linney diventare quasi una santa, lei stessa in lotta contro le forze del male nonchè contro un pubblico ministero particolarmente sgradevole nel suo deprecabile tentativo di evitare che un'aula di tribunale si copra di ridicolo accettando testimonianze e indizi basati su questioni di fede personale quando non su vere e proprie superstizioni. Se il film in qualche modo riesce a galleggiare per gran parte della sua durata in una specie di equidistanza tra le due possibilità, nel finale ci viene propinato un tripudio di propaganda per cui viene il sospetto che parte del nostro otto per mille sia finito a finanziare questo film: in un delirio di spaventosi clichè, il processo si conclude con una sentenza completamente folle (e diversa da quella che fu emessa in realtà) che il giudice si inventa sui due piedi: almeno Santi Licheri si concede il tempo di uno stacco pubblicitario prima di decidere la sorte di un condomino poco incline al rifacimento del lastrico solare.
Abbiamo giusto il tempo di ammirare il carattere della protagonista, che rifiuta la promozione a cui tanto aspirava, prima che il sipario cali su questa fiera del luogo comune liberando gli spettatori non da presenze diaboliche, ma da qualcosa di molto più reale e sgradevole: la noia.
IL GIUDIZIO DEL CRITICO**