venerdì 26 giugno 2009

Kaw - L'attacco dei corvi imperiali

KAW - L'ATTACCO DEI CORVI IMPERIALI - Kaw - USA 2007, di Sheldon Wilson con Sean Patrick Flanery, Stephen Mchattie, Kristin Booth, Rod Taylor

Che belli, i film che istigano all'odio verso le minoranze. In questo caso, i mennoniti, comunità di protestanti simili agli amish ma che possono guidare la macchina. Questi figuri, oltre a rovinare la vita ai figli che cercano di integrarsi con la popolazione, e a bullarsi delle loro monumentali barbe (che in alcuni casi sono clamorosamente posticce), hanno anche la bella pensata di nascondere a tutti l'infezione da mucca pazza che ha colpito il loro bestiame, causando così un'invasione di corvi pazzi che cibatisi delle carcasse delle mucche, sono stati infettati a loro volta. Naturalmente il virus sui corvi ha un effetto un tantino diverso che sulle povere mucche: i volatili acquisiscono una forza sovrumana, un'intelligenza notevolissima (per quanto i corvi siano realmente animali intelligentissimi) ma soprattutto un'inestinguibile fame di carne umana.
Spetterà allo sceriffo Wayne, all'ultimo giorno di servizio prima di trasferirsi in città, salvare la cittadina di provincia da questa terribile minaccia: aiutato dal (forse ex) alcolizzato Clyde, cercherà pure di salvare un gruppetto di ragazzine petulanti come se ne sono viste raramente.
Già dalle premesse, pare logico che questo film (che tecnicamente è un tv movie, ma che è stato anche presentato ad alcuni festival) sia destinato ad affogare in un mare di banalità profondo come la fossa delle Marianne, e in effetti il tutto si svolge in maniera alquanto prevedibile fino all' incredibile e sconvolgente (se non si capisce sono sto facendo del sarcasmo) colpo di coda finale.
Penso che si sia capito che questo film è una triste, miserabile pagliacciata da due stelle, anche se alcune sue divertenti caratteristiche sono state in grado di farmene dubitare in almeno un paio d'occasioni. In primo luogo, l'atteggiamento inspiegabilmente timoroso che le persone hanno nei confronti dei corvi anche prima che essi inizino a uccidere. Poi, l'incredibile letalità degli uccellacci, bastano un paio di ferite per uccidere una persona, manco avessero intinto il becco nel cianuro: esemplare la scena della morte del vicesceriffo, un uomo grande e grosso che una volta finite le munizioni si accascia a terra attaccato da due o tre corvi al massimo. Ora, d'accordo che le beccate fanno male, ma dato che la scena si svolge in strada a non più di cinque metri dalla porta del suo ufficio, il tutto ha un effetto piuttosto comico.
Infine è interessante notare che se gli yankees fossero stati a conoscenza di un rivoluzionario apparato tecnologico chiamato "tapparella" probabilmente non ne sarebbe morto neanche uno.
L'ultima rimostranza che mi viene da esprimere è per la mancanza quasi totale di gore: qualche effetto sanguinolento e qualche bulbo oculare strappato avrebbero reso un pochino più interessante quest'inutile produzione, che così com'è ricorderò solo per avermi fatto scoprire che fine ha fatto Sean Patrick Flanery, che apprezzavo tanti anni fa guardando Le avventure del giovane Indiana Jones...
Una brutta fine, a quanto pare.
IL GIUDIZIO DEL CRITICO **

lunedì 22 giugno 2009

Primal Park - lo zoo del terrore


PRIMAL PARK - LO ZOO DEL TERRORE - Attack of the sabretooth - USA/Australia 2005, di George Miller con Robert Carradine, Stacy Haiduk, Nicholas Bell, Brian Wimmer

A volte anche le poche certezze che abbiamo nella vita sono destinate a crollare.
Io, per esempio, ero convinto che non fosse umanamente possibile creare un film ispirato a Jurassic Park peggiore del Chicken Park di Jerry Calà, invece mi sono dovuto ricredere dopo aver visionato questo capolavoro.
Primal Park, dunque: un film che può vantare una sceneggiatura talmente sconnessa, illogica e frammentaria da sconcertare. In pratica c'è il parco, non con i dinosauri ma con le tigri dai denti a sciabola, c'è il padrone del parco, c'è il gruppo di ragazzotti imbecilli che non si sa perchè siano lì all'incontro con i potenziali finanziatori (sul serio, non si sa), c'è il servizio di sicurezza del parco costato un miliardo di dollari che è composto da 4 (QUATTRO, di cui due sono gravemente obese) persone armate con fucilini del diciannovesimo secolo. Tutti questi personaggi ed elementi sono mescolati in modo assolutamente casuale, le loro azioni non rispondono a nessun criterio logico e hanno una strana tendenza a teletrasportarsi da un luogo all'altro senza che si sappia il come ed il perchè. Inoltre, i dialoghi sono talmente scritti male che a volte non si riesce a capire di cosa diavolo stiano parlando i personaggi. Gli attori, del resto non ci aiutano con le loro performance atroci.
Mentre questa pantomima imbarazzante procede stancamente tra intrighi e momenti comici irresistibili (una delle ragazze insulta il compagno dandogli del "pezzo di fango"), oltretutto tradendo la sua origine televisiva mostrandoci pietosamente gli stacchi destinati alla pubblicità, possiamo goderci qualche sporadica apparizione delle tigri dai denti a sciabola, tigri che - come spiega un tizio che sembra Poncharello col mascara - sono bulimiche, ovvero dopo aver mangiato vomitano per poter mangiare di nuovo. Ottimo pretesto per spiegare come mai due sole tigri mietono così tante vittime, non c'è che dire.
I letali felini sono realizzati molto male in computer graphic e i momenti "horror" sono generalmente brutti e stupidi come tutto il resto in questo film. Da segnalare perle di umorismo come quando il capo della sicurezza e due dei giovani trovano il cadavere dilaniato di una loro amica, e lui li avverte di stare attenti, che il sangue è scivoloso e potrebbero cadere e farsi male. O quando li mette in guardia che se non seguono i suoi ordini potrebbero finire anche loro così o peggio, e alla giusta domanda se sia possibile finire peggio di così, lui stringe gli occhi e risponde "sì....pezzi più piccoli".
Arrivati ormai agli ultimi minuti della pellicola, stavo già valutando se insignire quest'opera dell'onore della stelletta singola o meno, quando è giunto in mio aiuto il climax di tutti i climax. Una scena che poteva essere girata con un semplice modellino di polistirolo e la spesa di poche decine di euro è stata invece realizzata in computer graphic, ma di una qualità così ignobile da lasciare attoniti. Se non avete paura di rovinarvi il finale, potete vedere di che si tratta cliccando sul video sottostante...
Primal Park: l'ennesima dimostrazione che quando si raggiunge il fondo, si può sempre cominciare a scavare... e che al mondo c'è sempre qualcosa di peggio di Jerry Calà.
Quasi quasi rivaluto anche Vita smeralda.....
IL GIUDIZIO DEL CRITICO *

lunedì 15 giugno 2009

KEN IL GUERRIERO - LA LEGGENDA DI RAOUL


KEN IL GUERRIERO - LA LEGGENDA DI RAOUL - Shin Kyuseishu Densetsu Hokuto no Ken - Raō Den II Gekitō no Shō, Giappone 2007, di Toshiki Hirano, scritto da Buronson e Tetsuo Hara

Che bello, poter scrivere di Kenshiro nel 2009.
Non mi sarei mai immaginato, quando alcuni anni fa venivo a conoscenza del progetto di riportare in vita il guerriero di Hokuto, che questi prodotti sarebbero arrivati anche nelle nostre sale cinematografiche. Sono felice di essere stato smentito; evidentemente, e questo non può non farmi piacere, la popolarità di questo personaggio continua ad essere grande nel nostro paese, nonostante le generazioni cambino e la serie animata non abbia una replica televisiva ormai da diversi anni.
Il primo film, La leggenda di Hokuto, uscì (in Italia) nel luglio 2008 ottenendo quasi inaspettatamente un buon risultato, sia di pubblico che di critica: incredibile a dirsi, pure la maggior parte dei critici nostrani ne parlò sui media generalisti con cognizione di causa, spesso cogliendone anche il messaggio. Il secondo capitolo, La leggenda di Julia, è uscito solo in DVD, ma niente paura: anche in Giappone è stato così, faceva parte del progetto. La leggenda di Raoul è dunque la terza di cinque parti: seguiranno quelle di Toki (in DVD) e, infine, Kenshiro stesso.
Interessante l'idea che sta alla base di questa serie di film: ripresentare gli eventi principali della prima serie televisiva con il punto di vista di vari personaggi, mettendoli quindi in una luce differente e svelando alcuni retroscena inediti. In particolare, questo film dedicato a Raoul ripercorre le vicende a partire dalle cinque forze di Nanto fino alla fine della prima serie: chiaramente sono stati fatti dei tagli (le cinque forze sono diventate in pratica tre: non c'è traccia di Huey ma soprattutto di Juza) ma ciò che rimane è ugualmente interessante.
Interessante per gli estimatori della serie, sia chiaro: dubito che uno spettatore che non conosce il manga o l'anime possa apprezzare più di tanto. Ma del resto, è agli appassionati che si rivolgono gli autori, ed ecco quindi apparire numerosi i riferimenti a personaggi e situazioni più o meno accessibili solo agli esperti, dall'isola degli Shura a Orca Rossa, passando per il generale Barga che non si era mai visto nell'anime, ma solo negli ultimi capitoli del manga; fa il suo ritorno anche Reina, il personaggio creato appositamente per questa nuova serie di film. Sarà lei la madre del figlio di Raoul? speriamo che prima della fine ci verrà svelato questo mistero...
E così, tra tizi con la cresta che esplodono allegramente in una fontana di sangue e omaccioni assurdamente muscolosi che si sciolgono continuamente in lacrime, la tragedia si consuma, con i medesimi pregi e difetti che questa saga ha sempre avuto, primo fra tutti un eccesso di melodramma che sfiora a volte il ridicolo: ma è giusto che sia così.
La realizzazione tecnica è di buon livello, ottimi il character design (nel quale è coinvolto anche Tsukasa Hojo per i personaggi femminili) estremamente fedele al tratto originale di Tetsuo Hara, e i disegni, un po' scarna e ridotta al minimo l'animazione, ma del resto questo è un problema comune a tutte le produzioni giapponesi di oggi (con l'eccezione delle opere dello Studio Ghibli, Otomo o Satoshi Kon, ma si parla di budget ben superiori): l'animazione costa molto più di una volta, infatti da questo punto di vista il vecchio film degli anni 80 era decisamente superiore!
E' inevitabile, credo, che il mio giudizio per un film di questo tipo non possa essere oggettivo: per chiuque non sia cresciuto disegnandosi le sette stelle di Hokuto sul petto con la biro e urlando "uatà" dava credito a voci di corridoio che parlavano di terze, quarte, settime (!) inesistenti serie che venivano trasmesse solo nella terra del sol levante, non vale più di due stelline.
Ma io, come mi pare sia chiaro, faccio parte di quella categoria...
IL GIUDIZIO DEL CRITICO ****

domenica 7 giugno 2009

Dead Snow

DEAD SNOW - Død snø, Norvegia 2009, di Tommy Wirkola con Stig Frode Henriksen, Charlotte Frogner, Ørjan Gamst, Vegar Hoel

Ah, la Norvegia.
Il suo PIL pro capite è il secondo al mondo, la criminalità ridotta al minimo, quasi inesistenti problemi derivanti dall'immigrazione. Un sistema educativo eccellente.
Un paese dove l'incredibile bellezza della natura incontaminata ti lascia senza fiato. Dove le donne sono tutte alte, bionde e belle, ma non se la tirano come in Italia. Anzi, può capitare che un gruppo di belle figliole vada in vacanza in un luogo isolato con dei ragazzi quasi sconosciuti uno più sfigato dell'altro. Qui, tra la maestosità delle montagne innevate, tra giochi e palle di neve, il ciccione nerd del gruppo non può neanche recarsi a defecare senza essere raggiunto da una delle suddette belle figliole, ansiosa di consumare un ardente amplesso direttamente sulla tazza. Purtroppo questo quadro idilliaco presenta una macchia, costituita da un ben nutrito gruppo di soldati nazisti zombie che gironzolano nei paraggi da una cinquantina d'anni...
Ebbene sì, per la gioia di noi tutti, ma soprattutto la mia, i nazi zombies sono tornati, in un film che dopo un primo tempo decisamente noiosetto dove accade ben poco e non si capisce quale direzione voglia prendere, a un certo punto sterza decisamente verso la commedia horror e pigia l'acceleratore regalandoci una divertente e grandguignolesca mattanza di morti viventi, all'insegna di falci e martelli - usati doverosamente insieme - coltellacci che tagliano corpi a metà manco fossero i miracle blade dello Chef Tony, fucili, motoseghe e armamentari vari. C'è pure un tizio che monta una MG42 davanti a una motoslitta. Le gag si susseguono a ritmo serrato tra sbudellamenti e auto-amputazioni degne di Bruce Campbell e alcune sono davvero riuscite (una scena con protagonista una bottiglia molotov è da standing ovation). Insomma, nonostante il basso budget e la sceneggiatura che potrebbe essere stata scritta sul tovagliolo di un bar (e non escludo che sia stato così: i ragazzi sono nella baita - arrivano gli zombie - massacro. Titoli di coda) il film riesce a divertire, grazie anche all'aiuto del miglior scenografo del mondo, ossia la meravigliosa natura scandinava. Peccato che giri a vuoto per tre quarti d'ora prima di ingranare la marcia, altrimenti ci saremmo trovati di fronte a un piccolo cult movie, ma tutto sommato non ci si può lamentare troppo.
Ricapitolando: paesaggi stupendi, gnocche e zombie nazisti. Domani vado in agenzia viaggi....
IL GIUDIZIO DEL CRITICO ***

NB - il film è ancora inedito in Italia, la versione visionata è quella in lingua originale con sottotitoli