AVATAR – USA 2009, di James Cameron con Sam Worthington, Zoe Saldana, Laz Alonso, Sigourney Weaver, Giovanni Ribisi
Non prendo spesso la decisione di scrivere di un film. Un po’ perché sono terribilmente pigro, ma il motivo principale è che spesso non farei altro che aggiungere una goccia ad un mare di già detto, ed è per questo che ho evitato, per esempio, di parlare di La Croce dalle 7 pietre, rutilante capolavoro da una stellina di cui però è possibile trovare decine di articoli e recensioni in rete, alcuni anche di pregevole fattura.
Dunque, secondo questa logica, Avatar dovrebbe essere l’ultimo argomento che dovrei affrontare, dato che ovviamente ne stanno parlando tutti. Troppi direi, visto il vomitevole mix di incompetenza, snobismo e malafede che caratterizza come sempre i giornalisti nostrani, gente per cui il fatto che Baarìa non abbia vinto i Golden Globes e sia stato escluso dalla short list dei nominabili all’Oscar è una notizia quando sarebbe vero il contrario.
Ad ogni modo, in questo caso voglio dire la mia, perché ritengo che questo sia uno di quei film che segnano la storia, e dopotutto seguo con grande interesse il suo sviluppo da quando è entrato nel vivo della fase produttiva, cioè dal 2007 se non prima.
Credo che sia inutile sprecare troppo spazio per parlare della trama. C’è chi ha accostato Avatar ad altre pellicole come Balla coi Lupi, Pocahontas o L’ultimo Samurai – e non in senso positivo – e devo ammettere che sono paragoni calzanti: sicuramente l’originalità della sceneggiatura non è il punto forte del film, che in effetti è parecchio prevedibile sin dall’inizio. Se si tratta di una ben precisa scelta per attirare quanto più pubblico possibile, facendo addirittura andare al cinema gente che non ci va mai, un po’ come era successo con Titanic (cosa comprensibile e anche necessaria visti gli enormi investimenti in termini sia di tempo che di denaro), è una domanda di cui solo Cameron sa la risposta. La mia opinione è che l’intenzione del regista era quella di trasportare il pubblico in un mondo di sua creazione, ed essendo questo lo scopo, diventava necessario ricorrere ad una storia quanto mai archetipica, cosa questa che ha poi scatenato tutti i falliti del mondo del cinema che si sono affrettati a gridare al plagio. Certo, James Cameron ha copiato Delgo e Aida degli alberi, esattamente come Peter Jackson fece man bassa del capolavoro animato di Ralph Bakshi. Idiozie. Già che ho iniziato parlando degli aspetti negativi, proseguo con la colonna sonora: è orrenda, e James Horner un incapace che non fa altro che ripescare motivi dai suoi (pessimi) lavori precedenti, Danko compreso.
Ecco, i difetti di Avatar sono stati trattati adeguatamente. Quello che resta è sublime, è gioia per gli occhi, è l’essenza stessa di ciò che il cinema dovrebbe essere. Perché quel genio di James Cameron (che conferma in modo inequivocabile di essere il migliore, con buona pace di Spielberg, Lucas. Jackson e compagnia bella) riesce DAVVERO a trasportarci in un mondo fantastico, perché mi ha fatto assistere allo spettacolo di una sala cinematografica piena di giovani, adulti, vecchi e bambini, che si sorbivano un film di tre ore in perfetto silenzio, salvo esprimersi con un corale “ooooooh” nelle scene più belle, e concludere la visione con un applauso (e quando mai capita, in Italia?).
Personalmente non posso fare altro che compatire coloro che, facendo a gara a chi è più anticonformista, cercheranno di criticarlo perché non è Bergmann, magari dopo averlo visto in divx.
Questa volta, io mi uniformo alla massa. Il viaggio sul pianeta Pandora è stato bellissimo, e tornare in una realtà dove Sandro Bondi non solo esiste, ma scrive pure poesie, un po’ triste.
E’ evidente che Avatar sia un film che visto al di fuori di una sala cinematografica in 3D(possibilmente ben attrezzata) possa perdere molto del suo fascino, e che lo stesso si potrà dire quando – tra 2, 5, 10 anni – verrà superato da qualcos’altro. Però, in questo momento, qui e adesso, di capolavoro si tratta, senza dubbio.
IL GIUDIZIO DEL CRITICO *****