venerdì 19 febbraio 2010

Barbarossa

BARBAROSSA – Italia 2009, di Renzo Martinelli con Raz Degan, Rutger Hauer, F. Murray Abraham, Kasia Smutniak, Cecile Cassel


I tagli alla scuola, ai musei, alle biblioteche, sono ormai all’ordine del giorno. Per fortuna, però, possiamo stare tranquilli: i nostri soldi sono ben spesi, per fare un esempio 30 milioni di euro provenienti dalla RAI e da finanziamenti statali vari sono serviti a produrre Barbarossa, un film fortemente voluto da Umberto Bossi, (che infatti appare in un cameo) al confronto del quale persino Il trionfo della volontà di Leni Riefenstahl sembra un’opera morigerata e obiettiva.

A pensarci bene, però, a volte persino dei film dall’intento palesemente propagandistico possono comunque avere un grande valore tecnico e artistico, se si riesce a guardare oltre le ideologie. La già citata Riefenstahl da una parte, e S. Ejzenštejn con La corazzata Potemkin (che in realtà è ben lungi dall’essere una cagata pazzesca) e il meraviglioso Alexander Nevskij dall’altra, ne sono esempi principi.

Barbarossa rientra in questa categoria? Ovviamente no, Renzo Martinelli non è certo Ejzenstein, bensì un povero incapace che non è ancora riuscito a realizzare un film decente, e le pecche squisitamente cinematografiche di Barbarossa sono di gran lunga più gravi e fastidiose della puerile retorica leghista da due soldi (e chissà se i fieri padani si sono resi conto dell’ironia del fatto che per risparmiare il film è stato girato in Romania con comparse rom…).

Il problema di questo ambizioso progetto, infatti, è che quello che voleva diventare – dichiaratamente - una sorta di via nostrana al kolossal epico si riduce ad un patetico scimmiottamento delle più famose pellicole straniere del genere, diventando una specie di Braveheart in salsa lombarda che si trascina per 138 eterni minuti di scene inutili e mal legate tra loro (il montaggio è uno degli aspetti meno riusciti del film) che comunque non riescono mai a convincere. A volte sono i ridicoli effetti speciali o le scenografie raffazzonate, (gli interni sembrano tutti girati in una stalla – sempre la stessa) altre volte i dialoghi risibili messi in bocca ad attori non all’altezza del compito, e fa male al cuore vedere Rutger Hauer e F. Murray Abraham coinvolti in questo scempio; fatto sta che la comicità involontaria fa capolino spesso e volentieri, e l’ignobile doppiaggio non fa altro che peggiorare la situazione. Non c’è praticamente nessun aspetto di Barbarossa che riesce a raggiungere la sufficienza, dalla sceneggiatura sgangherata e priva della benchèminima credibilità storica (e l’elemento magico/mistico inserito a forza è un errore gravissimo) per arrivare alle musiche, che saccheggiano vergognosamente quelle di molti altri film, su tutti Il Gladiatore e Il Signore degli Anelli, che pare anche il principale punto di riferimento di Martinelli dal punto di vista visivo: molte sequenze e inquadrature sono riprese pari pari dai film di Peter Jackson, e il povero Raz Degan tenta disperatamente (e invano) di sembrare Viggo Mortensen.

Purtroppo per gli sventurati spettatori (molto pochi, nonostante si sia tentato di spingere il film in tutti i modi) tutto questo insieme di caratteristiche non riesce a produrre un risultato tale da divertire ma, anche a causa della sua eccessiva lunghezza, riesce solo ad annoiare. Personalmente ho dovuto dividere la visione in 4 sedute per riuscire ad arrivare alla fine. Il mio consiglio per chiunque voglia vederlo comunque è di tener pronto il DVD de Il mestiere delle armi per disintossicarsi da questa miserevole buffonata.

IL GIUDIZIO DEL CRITICO **

domenica 14 febbraio 2010

Mutant Chronicles

MUTANT CHRONICLES – USA 2008, di Simon Hunter con Thomas Jane, Ron Perlman, Devon Aoki, Benno Furmann, John Malkovich, Anna Walton

Nel 2707 il mondo è governato da quattro megacorporazioni in costante guerra tra loro: una serie di circostanze casuali provoca la rottura di un antico sigillo e la conseguente invasione di mutanti. La terra è devastata, i ricchi e i potenti riescono a pagarsi un biglietto e fuggire sulle colonie extramondo, e chi rimane a terra è destinato a morire…l’unica speranza di salvezza è nelle mani di un monaco curiosamente uguale a Beppe Bigazzi che, guidato da un antico libro, raduna una squadra di mercenari per distruggere la macchina che genera i mutanti…

Nel bel mezzo degli anni 90, agli albori dei giochi di carte collezionabili, uno dei primi prodotti di questo genere fu Mutant Chronicles. Forte di un’ambientazione technofantasy piuttosto interessante, riscosse un buon successo anche nel nostro paese, seguito a ruota dal gioco di ruolo. Questi prodotti hanno poi avuto numerose riedizioni e aggiustamenti vari anche molto recenti, ma questo ci interessa fino a un certo punto, quello che invece mi interessa è che una quindicina d’anni fa ovviamente a questi giochi ci giocavo, di conseguenza quando ho sentito parlare di un film in lavorazione ho subito drizzato le orecchie: in origine sarebbe dovuto uscire al cinema (cosa che mi pareva improbabile), ma poi ha trovato la sua inevitabile dimensione nel circuito direct to video.

Caso strano, qualche anima pia ha pensato di distribuirlo anche nel nostro paese, quindi possiamo comodamente goderci le avventure del leggendario Mitch Hunter e il suo manipolo di eroi.

Bastano poche scene per rendersi conto che una pellicola del genere (pur se nobilitato da una particina di John Malkovich che pare abbia girato le sue scene in due giorni) non poteva certo uscire nelle sale: l’aspetto estetico è patinato-monocromatico in modo da nascondere per quanto possibile l’uso eccessivo del digitale da quattro soldi,cioè esattamente quello che ci si aspetta da un prodotto televisivo, anche se bisogna ammettere che si possono notare un certo gusto e una certa cura nell’allestimento dei set e negli oggetti di scena (eccezion fatta per le armi, ridicole). Gli effetti speciali spaziano dall’abbastanza dignitoso al patetico, e qui va fatta una menzione speciale al sangue digitale, praticamente schizzi di rosso sgargiante - in contrasto con la palette molto cupa delle immagini – disegnati con il pennello di photoshop, una cosa orrenda.

Pollice verso anche per gli effetti sonori, che sembrano sempre stranamente attutiti, spari ed esplosioni detonano con poca convinzione e paiono un tripudio di miccette.

Ma non voglio essere cattivo con questo film, il tutto procede su binari ultracollaudati e per questo ampiamente prevedibili, ma nel complesso si fa guardare fino alla fine, grazie a una certa cattiveria di fondo (cosa difficile da trovare in un film di oggi) e a qualche scena riuscita e divertente. Certo, andare una sera a vedere Avatar e guardarsi Mutant Chronicles il giorno dopo potrebbe causare uno strano effetto alienante, tipo alternare la lettura di Chekov a quella di Moccia: ma penso che un film vada preso nella giusta ottica per essere giudicato. Mutant Chronicles è un B-movie di ambientazione steampunk. In quest’ottica, non è male.

IL GIUDIZIO DEL CRITICO ***

PS – a recensione terminata, sono venuto a sapere che negli Stati Uniti ha avuto l’onore di un’uscita limited in qualche decina di sale. Non che cambi nulla, ma tanto per sapere…