BURIED ALIVE – SEPOLTI VIVI - USA 2007, di Robert Kurtzman con Leah Rachel, Erin Lokitz, Tobin Bell
Tafofobia, ovvero la paura di essere sepolti vivi. Una paura atavica, che ha ispirato alcune meravigliose pagine di letteratura, prime fra tutte quelle di Edgar Allan Poe, che ne era affetto. Come dimenticare La sepoltura prematura, nel quale ci vengono esposti casi raccapriccianti di questo tipo, fino a giungere ad un crescendo di tensione previsto, obbligato, ma proprio per questo ancor più intollerabile? Per non parlare de La caduta della casa degli Usher, opera straordinaria con cui lo scrittore di Boston getta le basi per la letteratura horror moderna grazie ad un racconto cupo, opprimente, dalla grande potenza narrativa, che se dopo 170 anni dalla sua pubblicazione può apparire un po’ banale è solo a causa dell’incredibile numero di opere che ha ispirato.
I sepolti vivi, dicevamo; argomento potenzialmente interessante anche sullo schermo, dunque, e qui ci viene in aiuto, tanto per fare un facile esempio, Quentin Tarantino, che ha dedicato la sua consueta abilità anche ad alcune efficaci scene sottoterra…
Dalla lunga premessa che ho fatto mi pare più che evidente che di tutte queste cose in questo ennesimo, inutile filmetto non ve n’è la minima traccia.
Un culo, signori. L’unica cosa degna di un filo di interesse in questo film è un culo, un paio di chiappette belle ma non bellissime; tutto il resto, per dirla come il Califfo, è noia, nonostante la durata ragionevole. E’ sconcertante vedere come un classico slasher da girare col pilota automatico possa riuscire a risultare così terribilmente inconsistente pur contenendo elementi non privi di potenziale, seppure non esattamente originali. Il gruppo di ragazzi, una casa in mezzo al deserto, situazioni vagamente erotiche, il fantasma di una donna indiana sepolta viva straordinariamente simile alla pazza lancia-gatti dei Simpson, un vecchio cercatore d’oro pervertito – interpretato dall’enigmista della serie Saw – intento a scavare in cantina…
Va da sé, nessuno si aspetta particolari guizzi da queste premesse, ma un’ora e mezza scarsa di blando intrattenimento con qualche buona uccisione, un’atmosfera efficace e il contorno di qualche fanciulla poco vestita, questo sarebbe lecito aspettarselo. Come ho detto, un film così ormai si dovrebbe scrivere da solo.
E invece, nulla. Al di là di una fotografia pulita ed essenziale che, soprattutto nelle scene di giorno, funziona senza essere pacchiana (cosa che accade a quasi tutti i prodotti di questo tipo) anche se con l’uso un po’ eccessivo del grandangolo, non si salva nulla. Incredibili, nel vero senso della parola, i set. L’inquietante magione maledetta è in realtà una villa molto bella, spaziosa e ben arredata (probabilmente di proprietà di qualche produttore), e non si capisce affatto perché i protagonisti la trovino inquietante, lo stesso dicasi dello scantinato, pieno di cianfrusaglie normalissime, e anche parecchio luminoso. Da brividi.
Dulcis in fundo, il doppiaggio italiano è terrificante: le orecchie degli spettatori dovranno sorbirsi, oltre alle fastidiose vocette petulanti delle ragazze, il protagonista Zack (il figo della situazione con un serio problema di calvizie già a 20 anni) che improvvisa una canzone accompagnandosi con la chitarra, peccato che il doppiatore sia stonato e che il testo sia stato tradotto alla lettera senza l’ombra di una rima o di metrica: imbarazzante.
Buried Alive: ovvero la sorte che auguro ai realizzatori di questo film.
IL GIUDIZIO DEL CRITICO **