lunedì 17 maggio 2010

Buried Alive

BURIED ALIVE – SEPOLTI VIVI - USA 2007, di Robert Kurtzman con Leah Rachel, Erin Lokitz, Tobin Bell


Tafofobia, ovvero la paura di essere sepolti vivi. Una paura atavica, che ha ispirato alcune meravigliose pagine di letteratura, prime fra tutte quelle di Edgar Allan Poe, che ne era affetto. Come dimenticare La sepoltura prematura, nel quale ci vengono esposti casi raccapriccianti di questo tipo, fino a giungere ad un crescendo di tensione previsto, obbligato, ma proprio per questo ancor più intollerabile? Per non parlare de La caduta della casa degli Usher, opera straordinaria con cui lo scrittore di Boston getta le basi per la letteratura horror moderna grazie ad un racconto cupo, opprimente, dalla grande potenza narrativa, che se dopo 170 anni dalla sua pubblicazione può apparire un po’ banale è solo a causa dell’incredibile numero di opere che ha ispirato.

I sepolti vivi, dicevamo; argomento potenzialmente interessante anche sullo schermo, dunque, e qui ci viene in aiuto, tanto per fare un facile esempio, Quentin Tarantino, che ha dedicato la sua consueta abilità anche ad alcune efficaci scene sottoterra…

Dalla lunga premessa che ho fatto mi pare più che evidente che di tutte queste cose in questo ennesimo, inutile filmetto non ve n’è la minima traccia.

Un culo, signori. L’unica cosa degna di un filo di interesse in questo film è un culo, un paio di chiappette belle ma non bellissime; tutto il resto, per dirla come il Califfo, è noia, nonostante la durata ragionevole. E’ sconcertante vedere come un classico slasher da girare col pilota automatico possa riuscire a risultare così terribilmente inconsistente pur contenendo elementi non privi di potenziale, seppure non esattamente originali. Il gruppo di ragazzi, una casa in mezzo al deserto, situazioni vagamente erotiche, il fantasma di una donna indiana sepolta viva straordinariamente simile alla pazza lancia-gatti dei Simpson, un vecchio cercatore d’oro pervertito – interpretato dall’enigmista della serie Saw – intento a scavare in cantina…

Va da sé, nessuno si aspetta particolari guizzi da queste premesse, ma un’ora e mezza scarsa di blando intrattenimento con qualche buona uccisione, un’atmosfera efficace e il contorno di qualche fanciulla poco vestita, questo sarebbe lecito aspettarselo. Come ho detto, un film così ormai si dovrebbe scrivere da solo.

E invece, nulla. Al di là di una fotografia pulita ed essenziale che, soprattutto nelle scene di giorno, funziona senza essere pacchiana (cosa che accade a quasi tutti i prodotti di questo tipo) anche se con l’uso un po’ eccessivo del grandangolo, non si salva nulla. Incredibili, nel vero senso della parola, i set. L’inquietante magione maledetta è in realtà una villa molto bella, spaziosa e ben arredata (probabilmente di proprietà di qualche produttore), e non si capisce affatto perché i protagonisti la trovino inquietante, lo stesso dicasi dello scantinato, pieno di cianfrusaglie normalissime, e anche parecchio luminoso. Da brividi.

Dulcis in fundo, il doppiaggio italiano è terrificante: le orecchie degli spettatori dovranno sorbirsi, oltre alle fastidiose vocette petulanti delle ragazze, il protagonista Zack (il figo della situazione con un serio problema di calvizie già a 20 anni) che improvvisa una canzone accompagnandosi con la chitarra, peccato che il doppiatore sia stonato e che il testo sia stato tradotto alla lettera senza l’ombra di una rima o di metrica: imbarazzante.

Buried Alive: ovvero la sorte che auguro ai realizzatori di questo film.

IL GIUDIZIO DEL CRITICO **

lunedì 10 maggio 2010

Ice Spiders


ICE SPIDERS – TERRORE SULLA NEVE – USA 2007, DI Tibor Takàcs con Patrick Muldoon, Vanessa Williams, Thomas Calabro, David Milbern


Avete presente quei dadi con le posizioni sessuali e i luoghi, classico regalo stupido per compleanni e occasioni simili, che dovrebbe servire per incredibili giochi piccanti con il proprio partner?

Ecco, mi sono venuti in mente mentre guardavo questo film. Ho avuto come un’illuminazione. In un cassetto, negli uffici dei produttori di horror a basso costo (e di questo tipo di prodotti, che siano di origine televisiva come in questo caso o meno, sembra che ci sia sempre richiesta), riposano, gelosamente custoditi dai propri padroni, dei dadi analoghi a quelli sopra descritti, ma con su scritti i nomi di specie animali e di situazioni. Chessò, armadilli, suricati, cinghiali da una parte, e ristorante messicano piuttosto che fabbrica di basi per torta dall’altra.

In momenti di carenza d’idee (cioè praticamente sempre), il geniale produttore può uscire dall’empasse con un semplice lancio di dadi e ottenere una combinazione vincente da applicare al solito canovaccio trito e ritrito di sceneggiatura.

Solo in questo modo, a mio avviso, un essere umano può aver concepito l’idea di girare un film di ragni giganti fosforescenti che scorazzano sulla neve – senza lasciare alcun tipo di impronta, oltretutto – a caccia di ignari sciatori. Per dare ulteriore originalità e plausibilità al tutto, i simpatici artropodi sono fuggiti dal solito laboratorio segreto dell’esercito e, dopo aver fatto scempio di due poveri ciccioni che avevano avuto la bella idea di andare a caccia di cervi con arco e frecce, si dirigono verso un albergo pieno di sciatori, che l’occhio attento di una mia compagna di visione suggerisce essere lo stesso dov’è stato girato pure Ski College, altro film di sconvolgente bruttezza; forse il feng shui funziona davvero, e su quel luogo deve scorrere energia molto negativa…

E’ piuttosto buffo notare che per risparmiare quattrini le riprese sono state evidentemente state effettuate in bassa stagione, data la pochissima neve sulle piste, cosparse da rocce, cespugli e altri ostacoli potenzialmente letali per uno sciatore.

Penso che si sia capito, i livelli di cialtronaggine di questa produzione sono belli alti: segnalo tra le altre cose la figa della situazione, interpretata da un’attrice che, oltre a indossare la più brutta giacca a vento a memoria d’uomo, è palesemente incinta; il gruppo di soldati, vestiti con qualche capo militare scompagnato e rigorosamente in maniche corte nella neve; gli stupefacenti effetti di un cannone spara-neve, che fa più danni di un obice da 155; i sopravvissuti che si chiudono nell’albergo facendo barricate su porte che si aprono verso l’esterno; la solita, tristissima computer grafica di pessima qualità: particolarmente brutta l’animazione dei ragni quando corrono, in pratica invece di allungare la falcata, procedono a passettini cortissimi ma super veloci con un effetto ridicolo.

Come è ormai prassi comune, il doppiaggio italiano fa di tutto per cercare di peggiorare ciò che già in partenza aveva pochi margini di peggioramento: i dialoghi (esempio: “presto, correte! I mostri stanno uccidendo tutti!”).

Nel complesso ho trovato molto difficile decidere se Ice Spiders meriti l’onore della singola stella o debba sprofondare nella palude dei film inutili da due stelle, ma alla fine ho deciso di premiare la folle idea di partenza. Non è tra i film brutti migliori in assoluto, ma l’appassionato di aborti cinematografici troverà pane per i suoi denti.

IL GIUDIZIO DEL CRITICO *