sabato 27 marzo 2010

Blood Monkey - Scimmie Assassine


BLOOD MONKEY – SCIMMIE ASSASSINE – USA 2007, di Robert Young con F. Murray Abraham, Matthew Ryan, Sebastian Armesto, Matt Reeves


E’ importante, per un artista, spingersi oltre. Fare qualcosa che nessuno aveva mai fatto, o quantomeno fare di più. Segnare un record che costringa il pubblico e i colleghi a rivedere le loro idee su ciò che può e non può essere fatto. Ecco, Blood Monkey segna un importante record nella storia della cinematografia: credo che sia in assoluto il film in cui le creature intorno a cui ruota tutta la storia si vedono di meno. Le scimmie assassine sono sullo schermo per al massimo dieci secondi in tutto il film, quasi tutti concentrati nell’ultima scena. Ricordo un vecchio peplum con Alberto Lupo in cui Teseo incontrava il Minotauro a trenta secondi dalla fine, ma qui si è andati oltre, e il problema è che ciò che ci viene propinato, invece dell’orgia di primati urlanti e assetati di sangue a cui era lecito aspirare, è privo di qualunque interesse. Al malcapitato spettatore toccherà assistere all’ennesima riproposizione del gruppo di ragazzotti, in questo caso studenti universitari, che si reca nella giungla per aiutare un famoso professore nella sua misteriosa ricerca. Il livello della produzione si capisce già guardando gli attori scelti per questi ruoli: quello che dovrebbe essere il bullo sportivo e muscoloso ha un fisico da pensionato, si autodefinisce “un genio dell’antropologia” ed è in buoni rapporti col secchione, cosa che dimostra come non sia entrato nella parte…

Ovviamente il famoso professor Hamilton, una specie di Fidel Castro dei poveri interpretato da un F. Murray Abraham che dopo il Siniscalco Barozzi di Barbarossa ci regala un’altra interpretazione altamente emetica, è un pazzo scatenato che non esiterà a usare i ragazzi come esca per cercare di catturare qualcuna di queste super-scimmie che dice di aver scoperto ma nessuno ha mai visto, spettatori compresi. I giovani non possono fare nulla per opporsi al suo volere se non vogliono incorrere nei calcioni di Chen, la graziosa cinesina di cui il perfido vecchiaccio si avvale come guida, guardia del corpo e forse anche come trastullo sessuale, o almeno così sospettano loro.

In effetti la ragazza pare divertirsi un mondo a prendere a poderose pedate uomini e cose anche senza motivo, e come se ciò non bastasse, è armata di una temibile “pistola”, come verrà chiamata per tutto il film. In realtà si tratta di un Kalashnikov (anzi, per essere precisi di un Norinco Tipo 56, la copia cinese del Kalashnikov) ma pare che chi ha curato il doppiaggio non sappia tradurre la parola inglese “gun”…

Com’è inevitabile, saranno tutti sterminati dalle scimmie (dotate anche di una curiosa visuale alla Predator), ma il tutto in un modo particolarmente noioso. Non ci sarebbe nessun motivo al mondo per consigliare la visione di questa pellicola a chicchessia, se non fosse per un’allucinante, delirante scena in cui i gorilloni si esibiscono, tenendosi fuori dall’inquadratura, naturalmente, nella più incredibile minzione mai vista in un film, una cosa degna del leggendario rutto di Fantozzi al Casinò.

Mentre le immagini di questa scena scorrevano sulle mie retine rimanendovi indelebilmente impresse, ho avuto la tentazione di insignire questo filmone dell’onore della singola stelletta. Con un po’ di azione (e di scimmie!) in più, l’avrebbe senz’altro meritata, ma così com’è Blood Monkey non ce la fa a distinguersi in mezzo a un numero infinito di filmetti senza attrattive.

IL GIUDIZIO DEL CRITICO **

sabato 13 marzo 2010

Shutter Island


SHUTTER ISLAND – USA 2010, di Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Max Von Sydow, Michelle Williams


Ci sono persone che considerano Martin Scorsese il più grande regista vivente, e c’è del vero in questa affermazione. Ce ne sono altre per cui i suoi ultimi film non sono lontanamente all’altezza della sua fama, e devo ammettere che anch’essi hanno la loro parte di ragione.

Sia come sia, non mi pare giusto mettersi a fare confronti; ogni film merita un giudizio a sé, e darne uno a Shutter Island è abbastanza difficile. Un mio amico lo ha definito “un coito interrotto troppo presto” e mi pare una definizione molto calzante. In effetti la prima parte del film è eccellente: l’arrivo degli agenti federali ottimamente interpretati da Leonardo Di Caprio e Mark Ruffalo sull’isola che ospita il manicomio criminale, L’inizio delle loro indagini su una prigioniera scomparsa…Siamo a metà tra Hitchock e Twin Peaks, la messa in scena è di grande livello grazie anche alle splendide scenografie del solito Dante Ferretti e la cosa funziona molto bene, finchè non si comincia, poco prima dell’intervallo, a capire molto, troppo bene, dove si vuole andare a parare….

Da convinto oppositore degli spoiler nelle recensioni dei film, devo quindi evitare ogni considerazione sulla trama; sarei curioso di leggere il romanzo o la graphic novel da cui è tratta la sceneggiatura per capire se in effetti la colpa per la sua, se vogliamo, banalità stia alla fonte o meno. Nel frattempo, ci si può consolare con un ottimo cast e il montaggio come sempre impeccabile di Thelma Shoonmaker, montatrice storica di Scorsese. E’ sufficiente per fare un grande film? Decisamente no, ma penso che basti per fare un buon film, cosa di cui c’è un bisogno disperato, basti una veloce occhiata alla programmazione delle altre sale del cinema per rendersene conto. Tra patetiche idiozie tipo The Wolfman, commedie italiane per cui la fucilazione degli autori peccherebbe di troppa clemenza, l’orrido Alice in wonderland (conferma definitiva di come Tim Burton si sia preso la malattia di George Lucas)e i soliti, ennesimi culattoni di Ozpetek, il quadro è quanto mai desolante, e il film di Scorsese ne esce come un filmone.

In effetti Shutter Island mi ha fatto venire voglia di fare due cose: reinstallare Silent Hill 2 e rivedere Toro Scatenato. Penso che le farò entrambe.

IL GIUDIZIO DEL CRITICO ***