lunedì 30 marzo 2009

BTK Strikes Back

Ecco il mio commento anche sul secondo film, adesso possiamo definitivamente chiudere il capitolo BTK, spero per non riaprirlo mai più...

B.T.K. - USA 2008 di Michael Feifer con Kane Hodder, Amy Lyndon, Caia Coley

Penso che questo BTK sia stato uno dei serial killer più noiosi della storia. Con all'attivo un numero di vittime abbastanza limitato (una decina) e ben lontano dalle efferatezze di un Gacy o un Ed Gain, questo Dennis Rader si vede omaggiato di una seconda pellicola nel giro di pochi anni e non si sa perchè. Nel film precedente ero rimasto abbastanza stupito della totale mancanza di una trama, ma dato il delirio generale che permeava l'intera opera, non me ne sono curato più di tanto. Dopo la visione del secondo e - diciamolo subito - decisamente più serio tentativo di portare la vicenda sullo schermo, si fa strada nella mia mente il sospetto che veramente non ci fosse molto da dire sulla faccenda. Il killer entra in casa della gente, lega, tortura (ma neanche tanto) e uccide qualcuno e poi torna a casa dalla moglie ebete e dalle figlie, tipiche adolescenti americane con un eterno bicchiere di coca o di tè freddo in mano, che naturalmente non sospettano nulla. Alla fine comincia a commettere degli errori e viene arrestato. Un po' pochino.
Il regista e sceneggiatore Michael Feifer compie qualche lodevole sforzo nel tentativo di tratteggiare la (doppia) personalità del protagonista, membro integerrimo della comunità in qualità di ispettore comunale (una specie di accalappiacani-ausiliario del traffico) pignolissimo e insopportabile, nonchè della sua congregazione religiosa.
Purtroppo è un tentativo che cade un po' nel vuoto, sia per la questione doppia personalità trattata in modo troppo banale e netto, sia per la presenza scenica dell'attore, vestito di un'onnipresente maglietta della salute, e dotato del più incredibile collo taurino che mi sia mai capitato di vedere: se pensavate che Kenshiro avesse un collo assurdo ed enorme, sappiate che quello dell'attore Kane Hodder è ancora più grosso...La sua somiglianza con Mario Magnotta (buonanima) infine getta una grossa ombra sulla possibilità che questo personaggio possa incutere timore.
Cercare di fare un confronto tra i due film tratti dalla stessa vicenda è da molti punti di vista ingiusto: se BTK Killer era un prodotto dilettantesco a dir poco, questo BTK è sicuramente un lavoro più professionale a tutti gli effetti. Però io preferisco l'altro. Certo, uno spettatore normale considererebbe BTK brutto ma guardabile, mentre spegnerebbe il lettore DVD dopo 5 minuti di BTK Killer per dirigersi verso il videonoleggio munito di una tanica di benzina e una scatola di fiammiferi...però le grassissime risate che sovente provocava, qui ve le potete scordare, anche se non mancano momenti piuttosto esilaranti, tra cui il finale "artistico" con un flash-forward che tenta miseramente di essere ad effetto.
In definitiva, lasciate perdere.
Chiudo con un'ultima precisazione: queste sono le prime e finora uniche recesioni dei due film su BTK in italiano (e forse sono destinate a rimanere tali): ecco che divento anche un prezioso servizio pubblico!
IL GIUDIZIO DEL CRITICO **

sabato 28 marzo 2009

Un provvidenziale errore (?)

Ieri sera ero al consueto videonoleggio con i miei amici con cui sono solito fruire dei peggiori film possibili. Eravamo stati attirati da questo:
che ci sembrava una cosina a modo, stupida e sanguinolenta a sufficienza, oltretutto la presenza di quel Michael Feifer - chiaramente uno specchio per le allodole per far credere ai disattenti che Michelle Pfeiffer fosse in qualche modo coinvolta nel progetto - ci ha subito convinto. Purtroppo non era disponibile, così abbiamo deciso, diciamo così, di affidarci alla grande rete per ottenerlo comunque.
Beh, a volte gli errori capitano, così ci siamo scaricati un altro film ispirato allo stesso fatto di cronaca: questo:

Abbiamo poi scoperto alla fine della visione il nostro errore, quando nei titoli di coda il mitico Feifer non c'era affatto! Una rapida ricerca su imdb e ci siamo resi conto di aver visionato un capolavoro da 1.4 di rating, il voto più basso che io abbia mai visto! Così, in attesa di vedere il BTK vero, eccovi la mia illuminante recensione...


BTK KILLER - USA 2005 di Ulli Lommel con Gerard Griesbaum, Eric Gerleman, Danielle Petty

Un'esperienza estenuante. Sono solo 80 minuti, ma se riuscirete a reggere l'intera visione di questo film one shot, siete pronti per Solaris di Tarkovskij in lingua originale (senza sottotitoli, naturalmente!). La storia è estremamente semplice: un terribile serial killer terrorizza la città di Wichita per decenni. Poi, non si sa come, fa l'errore ("a fatal mistake" si premura di avvertirci una didascalia) di mandare un'email dal pc del suo pastore e viene arrestato, il che ci dimostra come sia pericoloso frequentare i preti anche se si hanno più di 12 anni. Sipario.
E' veramente tutto qui, l'intero film è dedicato a mostrarci lo spaventoso BTK in azione: lo vediamo penetrare furtivo nelle case delle sue vittime (in pratica spacca una finestra con un pugno ed entra, mentre il futuro cadavere lo osserva pietrificato e terrorizzato senza accennare la minima reazione) e torturarle in modo insostenibile (frastornandole di chiacchere sconnesse a sfondo vagamente animalista con un tono di voce estremamente drammatico e pomposo del tipo "haaaai....maaai...vistoo....un......MACELLOOOO?" mentre scorrono immagini d'archivio raccapriccianti di macellai al lavoro). Le torture compiono un'escalation sconvolgente nella quale lo spietato carnefice infila animali quali ratti e scorpioni nella bocca delle sue prede, causandone così la morte: delle persone e degli animali, dimostrando così che la coerenza non è il suo forte.
La scena clou, quella che turberà i sonni di tutti gli spettatori per anni, vede BTK ricoprire la faccia di una donna addirittura con della carne macinata per poi andarsene fischiettando: Dopo questa scena, Un Big Mac non sarà più lo stesso per me...
Insomma, mi pare di aver illustrato quale incredibile, imbarazzante ammasso di materia fecale questo film sia. Siamo davvero di fronte a qualcosa che chiunque avrebbe girato in modo più convincente in un pomeriggio con gli amici e una videocamera da 200 euro. Anche dal punto di vista tecnico, sia ben chiaro: l'intera produzione è degna di un porno di infima categoria, dalle luci alla recitazione atroce (anche i titoli di testa e di coda sono orripilanti, vi basti sapere che il titolo del film è scritto in Comic Sans) per proseguire con idee di regia tipo immagini ribaltate e dissolvenze che non sfigurerebbero in un filmino delle vacanze del 1992. I dialoghi sono una cosa mai vista in quanto a verosimiglianza: in alcuni casi poi assistiamo a personaggi che discutono dei fatti loro alludendo a cose che il pubblico non sa (ma proprio del tipo "oh, ha telefonato Piero oggi pomeriggio, sai che ha cambiato la macchina?""davvero? dai, dobbiamo andare a cena insieme uno di questi giorni").
Non so che altro dire. Dovete amare i film brutti, ma amarli sul serio, e avere degli amici spiritosi con cui guardarlo. Nel caso, scoprirete qualcosa che va veramente OLTRE. Tutti gli altri si astengano.
IL GIUDIZIO DEL CRITICO *

mercoledì 25 marzo 2009

The Wrestler

THE WRESTLER - USA 2008, di Darren Aronofsky con Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Mark Margolis, Todd Barry

Attendevo con ansia questo the wrestler, vincitore all'ultimo festival di Venezia, e devo dire che è esattamente come me lo aspettavo. Nel bene e nel male.
Il film narra la vicenda di Randy "the Ram" Robinson, un attempato lottatore che, dopo i fasti degli anni 80, vive gli ultimi giorni della sua carriera, tra palazzetti gremiti (?) da poche decine di persone, acciacchi, pochi soldi e una vita privata desolante. La figlia non vuole saperne di un padre che non si è mai curato di lei, e il suo unico rapporto è con una spogliarellista che, in un certo senso, sta vivendo qualcosa di simile; infatti non è più giovanissima e i clienti cominciano ad ignorarla...anche se trovatemela voi una 44enne con un fisico come quello di Marisa Tomei!
Come in una reazione a catena, tutti gli elementi che in qualche modo tenevano insieme la vita di Ram cominciano a sgretolarsi, e lui si troverà a dover fare delle scelte, forse per la prima volta nella sua vita...
La figura del looser è sempre andata forte al cinema. La mente corre subito al Rocky del primo splendido film, ma in realtà gli esempi potrebbero essere molteplici. Sul perchè, si potrebbe disquisire a lungo, probabilmente è una questione di identificazione in un personaggio che è un uomo qualunque, a cui la vita non ha mai regalato nulla, ma che con l'orgoglio e l'impegno può - per una volta, forse per poco - brillare, divenendo ciò che voleva. Storie edificanti, insomma, e anche parecchio furbette dato che dietro una facciata di realismo si nasconde un'illusione; come direbbe Morandi, "uno su mille ce la fa". Ma del resto, è il sogno americano.
E sarà forse una conseguenza del difficile momento che sta vivendo oggi l'America, ma Randy The Ram è uno dei 999 che non ce l'ha fatta. Perchè aveva il successo in mano, una volta producevano pupazzetti con le sue fattezze, addirittura era protagonista di un videogioco per il leggendario NES, ma tutto gli è scivolato tra le dita. Probabilmente gli è sempre mancata l'intelligenza per gestire la sua vita, e in effetti in un paio di scene il sospetto che il bestione abbia ben poco sale in zucca, è forte; ed è forse questo il pregio principale di questa pellicola. Non è stato il fato crudele e beffardo ad accanirsi sul nostro eroe con tragedie incredibili, ma è lui stesso l'artefice del suo declino. La macchina da presa lo segue sempre da vicino, a volte impietosamente, a volte in modo quasi ironico (penso alla sequenza in cui attraversa il magazzino in cui lavora, girata come se si trattasse del backstage prima di salire sul ring). In pratica non esiste una scena o una sottotrama che non sia in funzione del protagonista. Naturalmente un'operazione di questo tipo può funzionare solo con un grande attore in stato di grazia, e per fortuna Mickey Rourke interpreta il ruolo della vita (in tutti i sensi, dati i trascorsi personali dell'attore)in modo magistrale.
Mickey Rourke E' il film, non importa se la storia è tutto sommato piuttosto prevedibile, o poco convincente in alcuni passaggi (su tutti, il rapporto con la figlia sviluppato male). Non importa se ne abbiamo un po' le scatole piene del binomio telecamera a spalla + immagine sgranata che tanto funziona nei festival. Abbiamo un film asciutto, che riesce ad evitare il melodramma dove sarebbe bastato un commento musicale più calzato per strappare litri di lacrime agli spettatori.
Ma soprattutto, abbiamo un personaggio monumentale che rimarrà nei nostri cuori per molto tempo, un personaggio a cui non possiamo non voler bene, quando sale sul ring accompagnato da Sweet child o' mine....
IL GIUDIZIO DEL CRITICO ****
PS - gli amanti degli anni 80 troveranno un ulteriore motivo di amare questo film grazie alla colonna sonora a base di guns, bon jovi e compagnia bella, e una scena in cui questa musica viene osannata dai protagonisti che invece disprezzano quella di oggi, è da applausi...

lunedì 23 marzo 2009

Wrong Turn 2

WRONG TURN 2 - Senza via di uscita - Wrong Turn 2 Dead End, USA/Canada 2007 di Joe Lynch con Erica Leerhsen, Henry Rollins, Texas Battle

In un lussureggiante bosco nel nord degli Stati Uniti, un massiccissimo ex-marine è alle prese con la sua ultima sfida: condurre un reality show di una bruttezza imbarazzante, che vede i 5 concorrenti lottare per la sopravvivenza (e per i centomila dollari di premio) in un improbabile scenario post-atomico. Naturalmente per la sopravvivenza saranno costretti a lottare sul serio, dato che la produzione televisiva si è scelta una location un po' problematica; anni e anni di rifiuti chimici scaricati da una cartiera nelle vicinanze, hanno trasformato una famiglia di redneck brutti, incestuosi e cannibali in redneck incestuosi, cannibali e ancor più brutti, e pure quasi invulnerabili. Come possa detta produzione televisiva aver scelto il posto senza accorgersi di questa simpatica piccola comunità, che non vive in una grotta nascosta da qualche parte, ma in una casa nel mezzo della radura, e va pure in giro bellamente con un furgoncino alla luce del giorno, non ci è dato sapere. Ad ogni modo, va ben presto in scena la consueta sfilza di ammazzamenti nel modo più cruento possibile, per la gioia di grandi e piccini.
Questo Wrong Turn 2, seguito di un film che ha riscosso buoni apprezzamenti un po' dappertutto, ma che io ammetto candidamente di non avere mai visto, giunge a noi direct to video con un budget di soli 5 milioni di dollari, che tutto sommato appaiono ben spesi. Le scene splatter o comunque disgustose funzionano abbastanza bene, e il trucco dei mostri è sufficientemente credibile. Discreto anche il lavoro dello scenografo, in quelle poche scene non ambientate in esterno.
La prima cosa che salta all'occhio dello spettatore è l'incredibile antipatia dei personaggi. A parte l'attempato marine che dopo i primi minuti in cui sembra il classico yankee spaccone e rompiscatole saprà conquistare il pubblico andando clamorosamente in berserk e girando per il bosco con la faccia annerita e gli occhi sbarrati credendosi una via di mezzo tra Rambo e predator, presumibilmente tormentato dai fantasmi del Vietnam, gli altri protagonisti sono talmente fastidiosi da far nascere nello spettatore il desiderio di vederli morire in modi orribili e possibilmente molto dolorosi. E per fortuna veniamo accontentati nella quasi totalità dei casi. Peccato che questo non succeda anche nelle nostre isole o fattorie dei famosi... In generale, comunque, la pellicola non si discosta dalla media dei prodotti di questo tipo; anzi, direi che siamo su livelli piuttosto mediocri, considerata anche la confezione tecnica priva di idee (una su tutte: la fotografia non fa la minima distinzione visiva tra le scene che vediamo attraverso le telecamerine del reality show e quelle "normali").
Come sempre, con la giusta compagnia, pronta ad accogliere ogni sbudellamento con applausi e battute, può essere divertente. ma c'è di molto meglio in giro...e ora aspettiamo il terzo capitolo, atteso a breve...
IL GIUDIZIO DEL CRITICO **

mercoledì 18 marzo 2009

Black Sheep


BLACK SHEEP - Nuova Zelanda 2006, di Jonathan King con Matthew Chamberlain, Nick Fenton, Sam Clarke
Non è certamente un'idea nuova quella di mettere in scena la vendetta di animali solitamente inoffensivi, tramutati per l'occasione in belve assetate di sangue. Lo fece per primo il grande Hitchcock con il celebre "gli uccelli", e vede oggi come suo emulo più recente (nonostante il film giunga da noi con due anni di ritardo) il neozelandese Jonathan king, che - è bene precisarlo subito - dirige questa sua opera prima guardando decisamente più al connazionale Peter Jackson prima maniera che al maestro britannico...Siamo davanti infatti ad un classico esempio di "horror comedy", genere che negli ultimi anni sembra essere rinato dopo i fasti degli anni '80.Ma andiamo con ordine. La trama è poco più di un pretesto: un ricco allevatore, cercando di ottenere una nuova razza di pecore grazie alla genetica, dà il via a un'invasione di ovini letali e inferociti...A cercare di arginare la minaccia saranno il fratello, affetto da ovinofobia, e una ambientalista fanatica. Gli eventi si susseguono in maniera molto lineare tra cavalcate notturne di branchi di pericolose pecore, trasformazioni di uomini in belanti bestie antropomorfe (citando John Landis) e grandiosi bagni di sangue fino all' "esplosivo" finale.Bisogna dare atto a questo film che nulla ci è risparmiato, dalla zoofilia alle evirazioni, alle flatulenze delle pecore che avranno un ruolo fondamentale nella conclusione della vicenda, per non parlare di una scena di sbudellamento di massa degna del miglior Romero, che farà la felicità degli amanti dello splatter. E' un peccato che il tutto si svolga in maniera un po' troppo prevedibile, e che verso la fine le situazioni comincino a ripetersi, facendo nascere nello spettatore il dubbio che l'idea di base non fosse poi così geniale; senza questi difetti, data anche la discreta qualità del comparto tecnico, avremmo avuto di fronte un piccolo gioiello di comicità degno di uno Shaun of the dead, invece di un'onesta pellicola di genere moderatamente divertente, adattissima a una serata senza impegno con gli amici.
IL GIUDIZIO DEL CRITICO ***

lunedì 16 marzo 2009

Lars e una ragazza tutta sua


LARS E UNA RAGAZZA TUTTA SUA - Lars and the real girl, USA 2007 di Craig Gillespie con Ryan Gosling, Emily Mortimer, Kelly Garner, Paul Schneider


Lars è un trentenne del Wisconsin con non pochi problemi caratteriali. La sua timidezza è patologica, e sfugge il contatto con gli altri, anche nel caso del fratello e di sua moglie, che gli sono sinceramente affezionati, e di una nuova collega d'ufficio che appare interessata a lui. La vera svolta nella sua vita arriva con l'apparire di Bianca, una ragazza "conosciuta su internet"...In pratica, una real doll - un manichino in lattice - con cui Lars intreccerà una relazione che gli sarà fondamentale per superare, almeno in parte, le sue paure; il tutto con l'aiuto di tutti gli abitanti della cittadina, che su consiglio della psicologa, assecondano il giovane trattando Bianca come se fosse un essere umano vero...con il risultato che un semplice pezzo di plastica entra a far parte della comunità, divenendone anzi un membro chiave, da cui molti hanno da imparare.Mi sembra chiaro che abbiamo a che fare con un film dalle atmosfere decisamente surreali: ma quella che dalle premesse può sembrare una farsa più o meno pecoreccia si rivela invece una commedia dolce e delicata, che diverte con garbo, e in un paio di scene rischia anche di commuovere. Se il film funziona, la cosa è in gran parte un merito del cast, dall'ottimo Ryan Gosling già nominato all'oscar, ai numerosi comprimari interpretati da attori in genere poco famosi, ma perfettamente calati nei loro ruoli. Il quasi esordiente sul grande schermo Craig Gillespie dirige con mano sicura, e ha dalla sua l'apporto di uno splendido scenografo (magistrale l'arredamento della casa-garage di Lars, che ci fa entrare nel personaggio con un solo colpo d'occhio) e decisamente ottimi sono anche i costumi. Tutto bene dunque? Non proprio, la pellicola in realtà non è esente da difetti, e quello maggiore è il ricalcare un po' troppo da vicino la formula, e soprattutto l'aspetto estetico, di altre fortunate opere uscite dal panorama indie statunitense negli ultimi anni, da Garden State a Little miss Sunshine passando per il recentissimo Juno. Inoltre, alcuni passaggi della trama sono veramente troppo improbabili, con il rischio di un calo del coivolgimento dello spettatore. Peccati veniali, comunque, soprattutto in un periodo come questo, in cui il film meno stupido che si riesce a trovare nelle sale è l'ultimo di Verdone....In confronto, le vicende del nostro Lars sono una vera boccata d'aria fresca. Particolarmente indicata la visione insieme alla fidanzata o a chi vorreste che lo diventasse: l'aver scelto questo film vi farà sembrare sensibili e raffinati.

IL GIUDIZIO DEL CRITICO ***

Lasciami entrare

LASCIAMI ENTRARE -Låt den rätte komma in, Svezia 2008, di Thomas Alfredson con Kare Hedebrant, Lina Leandersson, Per Ragnar, Henrik Dahl, Ika Nord
Siamo nei primi anni 80, e Oskar è un dodicenne che vive nella periferia di Stoccolma con sua madre, una donna assente che non sa accorgersi del disagio del figlio. Oskar è infatti vittima del bullismo di alcuni compagni, e dato il suo carattere timido e introverso è capace solo di fantasticare sul momento in cui si vendicherà con il suo coltellino. La sua vita cambierà con l'arrivo di Eri, una coetanea che si trasferisce nello stesso condominio. Nasce una tenera amicizia, certo che la ragazza ha qualcosa di strano; esce solo di notte, è insensibile al freddo, e da quando è arrivata lei nel quartiere avvengono degli orrendi omicidi...
senza girarci intorno, dico subito che siamo di fronte a uno dei più bei film dell'anno. Premiatissimo in vari festival in giro per il mondo e osannato da tutta la critica (è praticamente impossibile trovare una recensione negativa), questa pellicola svedese girata con un budget ridottissimo e tratta da un romanzo di John Ajvide Lindqvist, qui autore della sceneggiatura, mantiene tutte le promesse.
Fondamentalmente siamo di fronte a una tragica - e tenera - storia d'amore, ma la vicenda si snoda con disinvoltura tra vari temi e generi cinematografici. Si parla di bullismo, di incomunicabilità tra le generazioni, e l'estraniante solitudine che si respira nella periferia scandinava, dove la neve è ovunque e appena il sole scende le strade diventano deserte, è la cornice perfetta per mettere in scena degli efficacissimi momenti horror. Perchè ovviamente la piccola Eri non è altro che una vampira imprigionata per sempre in un corpo asessuato di bambina, e Oskar non ci metterà molto a scoprirlo.
L'eccellente regia riesce nell'impresa di raccontare una storia ricca di sfaccettature utilizzando i dialoghi il meno possibile, facendo un lavoro visivamente egregio, autoriale quanto basta ma senza cadere nella pedanteria "da festival" o nell'eccessiva lentezza del ritmo. Ottime le sequenze horror che colpiscono sempre nel segno, dimostrazione di come conoscendo il linguaggio cinematografico sia possibile colpire il pubblico senza bisogno di costosi effetti speciali - che chiaramente abbonderanno nel remake americano che è già in cantiere, a esclusivo uso e consumo di tutte le ragazzine e gli emo che si sono esaltati con Twilight. Di ottima qualità sono anche la fotografia e le interpretazioni dei protagonisti, lei fragile ma terribilmente inquietante, lui una versione disturbata del piccolo lord.
Dunque si può fare un film che parla di vampiri adolescenti e storie d'amore, e ottenere un ottimo prodotto. E' dunque vero che con le idee e il talento si può sopperire alla mancanza di mezzi. Ci voleva questo piccolo capolavoro dal nord Europa per ricordarcelo, e speriamo di non scordarlo più.
IL GIUDIZIO DEL CRITICO ****

Wrestlemaniac



WRESTLEMANIAC - USA 2006, di Jesse Baget con Rey Misterio, Irwin Keyes, Leyla Milani, Adam Huss
Un gruppo di giovani americani è diretto a Cabo San Lucas, non si capisce bene se per lo spring break o per girare un filmino hard amatoriale (cosa che dovrebbe costituire a quanto dicono la loro principale attività); persi nel deserto, si ritrovano a "El sangre de Dios", un villaggio abbandonato da molti anni dove il governo messicano aveva isolato il terribile El Mascarado, luchador violento e spietato, facendo vari esperimenti su di lui e sottoponendolo a ben 50 lobotomie (sic) senza grossi risultati...

I tipi di persona che possono decidere di vedere questo film sono principalmente tre: o si è talmente appassionati di horror da vedere qualunque cosa, in mancanza di meglio; ignoranti totali in fatto di cinema e/o distratti che noleggiano una cosa qualunque; cazzoni che si guardano tutti i film peggiori sperando di trovare delle chicche di bruttezza e stupidità da poter massacrare insieme agli amici a suon di birra, rutti e bestemmie.

Ovviamente io faccio parte della terza categoria.

Ci troviamo di fronte al classico slasherino talmente leggero da essere quasi impalpabile, ma non è detto che si tratti per forza di una cosa negativa; dico subito che questo filmetto non è la merda assoluta che mi aspettavo, e mi spiegherò meglio. La trama è totalmente risibile e priva di logica, i personaggi appena accennati, il finale assolutamente delirante. Però...tutto sommato gli 80 minuti del film scorrono velocissimi e in modo inaspettatamente piacevole, principalmente a causa di un discreto gusto per la messa in scena (un paio di sequenze, tra cui l'uccisione del regista, sono piuttosto gustose)e della scelta - o almeno credo che lo sia - del regista di mettere al fuoco tutti i clichè tipici del genere senza fingere di voler creare chissà cosa. In particolare possiamo goderci:
1)il gruppo di protagonisti, si va dal tipo che si crede svelto e pensa solo al sesso, alle bonazze, una delle quali si rivelerà molto più tosta di ciò che sembra, al ciccione nerd che nel pericolo diventa coraggioso e altruista, al fattone che si fa le canne tutto il tempo e non capisce una ceppa
2)il vecchio pazzo nel deserto che racconta la sanguinosa leggenda ai nostri eroi spiegandogli che moriranno tutti
3)Un nemico divertente come un ex-wrestler che cammina piano piano ma poi rompe le ossa a tutti senza dire una parola e non si sa perchè, e si diverte a strappare la faccia a mani nude alle sue vittime
4)Tette al vento, e i culi delle protagoniste continuamente inquadrati a tutto schermo senza tentare di dissimulare la cosa
5)Una serie di citazioni visive a film più o meno famosi buttate là in modo niente affatto banale, cito solo Nacho Libre, Zombi 2 di Fulci e Shaun of the Dead
6)una colonna sonora allegra messicaneggiante che addirittura cita apertamente Pulp Fiction in un punto.
Finora si tratta di un film da due stellette, insomma una cosa da evitare senza grande rimpianto nonostante i suoi piccoli pregi. Ma il motivo che mi ha fatto adorare la pellicola è questa: il cattivo del film è interpretato da Rey Misterio, il famoso wrestler! bene, direte voi, certo che lo stupore è tanto quando El Mascarado entra in scena ed è grasso come un tacchino a Natale, una vera bomba con una panza incredibile. Forse ha smesso con il wrestling e si è appesantito, sarà il pensiero dell'ingenuo...invece no! apprendo da internet che non si tratta del Rey Misterio che tutti conosciamo, bensì di REY MISTERIO SENIOR, suo zio cinquantenne, lottatore pure lui in Messico...Grazie a chiunque abbia avuto questa splendida idea, beccati la singola stelletta. Talmente brutto che è a un passo dal sublime.
IL GIUDIZIO DEL CRITICO *

Avanti coi carri!

Perchè aggiungere un'altra goccia nell'oceano sconfinato dei blog presenti sulla rete?
Beh, per diversi motivi. In primo luogo, perchè ritengo che ci siano pochissimi blog e siti in italiano che pubblichino recensioni, o comunque parlino di cinematografia nel modo in cui piace a me. Cioè evitando il politicamente corretto a tutti i costi, e con uno stile di scrittura divertente. Inoltre, i film ad essere analizzati e sviscerati dai cosiddetti critici, sono spesso sempre gli stessi, mentre a volte sarebbe interessante leggere due righe diverse dalle banalità presenti sulle press release anche nel caso di pellicole minori o di genere.
Ma il motivo principale è che mi diverto a scriverlo. Se qualcuno si dovesse divertire a leggerlo, sarei contento.
Naturalmente questo blog non avrà pretese di organicità o di completezza, in pratica mi limiterò a commentare i film che vedo e che mi colpiscono per qualche motivo (che sia in positivo o in negativo). Le prime recensioni che inserirò nei prossimi giorni si riferiranno quasi esclusivamente a horror di infima qualità, dato che mi limiterò a riportare cose che ho già scritto per un altro blog; ma l'horror non sarà assolutamente l'unico genere cinematografico che tratterò, anzi.
Un ultima precisazione: se non l'aveste ancora capito, sono un amante del Cinema con la C maiuscola, ma anche del trash più becero...