martedì 19 maggio 2009

Franklyn


FRANKLYN - Francia/Gran Bretagna 2008, di Gerald McMorrow con Eva Green, Jay Fuller, Bernard Hill, Art Malik, Kika Markham, Ryan Phillippe, Gary Pillai, Sam Riley

Fino a qualche anno fa l'idea di realizzare un cinecomic cupo e gotico ambientato in un mondo distopico sembrava geniale: oggi un po' meno, dato il fiorire di pellicole del genere che c'è stato nell'ultimo periodo. Ci sono però degli elementi che distinguono questo Franklyn dalle opere che lo hanno preceduto: innanzitutto l'essere una produzione britannica a (relativamente)basso budget, in secondo luogo - nonostante i trailer e la promozione lo spaccino per un film d'azione/fantascienza dal taglio palesemente fumettistico - qui si è voluto fare qualcosa di diverso a livello di sceneggiatura.
Infatti avremo a che fare con quattro personaggi, protagonisti di altrettante storie parallele, tre ambientate nella Londra di oggi, e una nell'immaginaria "città di mezzo", megalopoli dalle atmosfere steampunk dove la religione, qualunque essa sia, la fa da padrona. Naturalmente le quattro storie sono destinate ad incontrarsi nel finale, ma - e qui sta la sorpresa - l'azione è davvero poca: vedremo le peregrinazioni di un uomo anziano alla ricerca del figlio, fuggito da un ospedale psichiatrico; la storia di una giovane artista afflitta da una fortissima depressione; la vicenda di Milo che, scaricato dalla fidanzata a pochi giorni dalle nozze, si mette alla ricerca di un'amica d'infanzia. Ma soprattutto potremo seguire le gesta di Franklyn, vigilante mascherato, unico ateo in una città dove domina il fanatismo...
Devo dire che il film, per buona metà, non convince per niente. Certo le scene ambientate nella città di mezzo sono affascinanti e raffinate (anche se ho trovato un po' troppo marcata la derivazione da altre opere, ma ci tornerò), ma passa veramente troppo tempo prima che vengano dati allo spettatore i primi indizi su come possano le tre linee narrative essere collegate. Perchè è una cosa ovvia fin dall'inizio, ma il film tergiversa per quasi un'ora senza un senso, dando nettamente la sensazione che voglia essere incomprensibile apposta, e il rischio, altissimo, è quello di annoiare il pubblico.
Giunto alla fine, la mia impressione è che forse avrebbero fatto meglio a tagliare una delle quattro storie (direi decisamente quella di Milo) e approfondire un po' di più le altre: in questo modo avrebbero reso il ritmo della narrazione meno frammentato.
Ma questi ovviamente sono discorsi che lasciano il tempo che trovano: com'è il film?
E' senz'altro ben realizzato, considerata l'esiguità del budget a disposizione (12 milioni di dollari dichiarati): discreto il cast, buona la fotografia, più convincente nelle scene "normali" che in quelle nella città di mezzo, e a proposito, voglio tornare un attimo sul discorso delle influenze.
La principale fonte di ispirazione per gli autori è senz'altro Alan Moore: se il protagonista è fin troppo simile a Rohrshach di Watchmen (anche l'elemento scatenante la sua crociata è identico, il rapimento finito male di una bambina), l'atmosfera deve molto a V for vendetta. Ma non solo: sono chiare le influenze milleriane (sin city, e il più recente e pessimo the spirit, che Will Eisner possa riposare in pace...) nonchè di altri film del genere come il classico Blade Runner o Dark City. Insomma, il tutto è ben realizzato, ma sa un po' di già visto, e i vari clichè del genere, come la voce fuori campo, non mancano. In pratica il risultato è curiosamente quello di un film che riesce ad essere più insolito ed originale nell'idea che sta alla base della sceneggiatura che non nella realizzazione vera e propria. Io non sono rimasto molto convinto, ma non credo che comunque meriti la stroncatura. Tutto sommato, se visto con la dovuta attenzione, pena il non capire alcuni passaggi fondamentali, è un prodotto con la sua dignità.
IL GIUDIZIO DEL CRITICO ***

giovedì 14 maggio 2009

Star Trek

STAR TREK - USA 2009, di J.J. Abrams con Chris Pine, Zachary Quinto, Eric Bana, Winona Ryder, Leonard Nimoy, Simon Pegg

Le nostre sale cinematografiche sono letteralmente invase da trilogie, quadrilogie, serie infinite di film che cambieranno il cinema, che "quest'anno" (ci avete fatto caso? praticamente tutti i trailer al giorno d'oggi iniziano con questa frase) sconvolgeranno le nostre povere menti, e così via. Va da sè che più roboanti sembrano le promesse, più deludente è in genere il risultato, e difficilmente si riesce a vedere un blockbuster veramente degno di tale nome, che svolge quello che dovrebbe essere il suo compito primario: divertire il pubblico. Qualche eccezione, fortunatamente, ancora c'è. Questa undicesima pellicola dedicata a uno dei franchise più longevi e sfruttati degli ultimi quarant'anni, però, è davvero un evento cinematografico di una certa importanza, dato che stiamo parlando di una serie che ha veramente fatto la storia del cinema e della televisione, ma anche e soprattutto della cultura pop del ventesimo secolo.
La scelta dei realizzatori è stata quasi obbligata: per far ripartire il serial, ormai appesantito dalla continuity di non meno di ventotto stagioni televisive senza contare i film e il cartone animato, è necessario rispolverare i suoi personaggi più amati e iconici, e mostrarci come tutto iniziò; ancora di più, grazie a uno stratagemma della trama, in pratica questo film si svolge in una sorta di continuity alternativa a quella originale (e qui già i fan storceranno il naso....lo ammetto: io l'ho storto).
Vedremo così un giovane James T. Kirk alle prese con l'accademia della flotta stellare, fare la conoscenza di Spock nella circostanza del famoso test della Kobayashimaru (e qui i fan sorrideranno...lo ammetto, io ho sorriso), e via di seguito l'introduzione di tutti i componenti del celebre equipaggio, anche se va detto che il film è talmente incentrato su Spock e Kirk da lasciare molto sullo sfondo tutti gli altri, ed è un peccato, Bones e Scotty avrebbero meritato un po' di spazio in più. Ma la storia scivola via piuttosto liscia, classica vicenda a base di romulani vendicativi, mondi distrutti e via dicendo. Nel complesso, mi è parsa una sceneggiatura adeguata, con qualche forzatura ma abbastanza nella tradizione Trek.
Lo spettacolo, nelle due ore di pellicola, non manca affatto. Dopo un eccellente prologo che ci scaraventa nel mezzo dell'azione, scopriamo che il regista ha deciso di tenere tiratissimo il ritmo per tutta la durata del film, e tutto sommato la scelta è vincente: gli effetti speciali della Industrial light and magic sono ottimi come in generale lo è tutto l'aspetto visivo del film, che riesce a riprendere l'aspetto classico di navi, plance, uniformi rendendolo attuale e credibile senza mancare di rispetto al design originale. La colonna sonora di Michael Giacchino (che io considero il miglior compositore di colonne sonore attualmente, quella de Gli incredibili è semplicemente fantastica) è di ottimo livello, misurata e non invasiva: peccato che si sia deciso di relegare i temi musicali classici della serie TV solo nei titoli di coda. Ma l'elemento tecnico che senza dubbio brilla su tutti gli altri è il sound design. In una sala adeguatamente attrezzata, è veramente una gioia per le orecchie, davvero perfetto.
Pare che abbiamo di fronte un capolavoro, dunque. Beh, non lo so. E' difficile dare un giudizio allo Star Trek di JJ Abrams, già padre di Lost e Cloverfield. Senz'altro è un prodotto tecnicamente ineccepibile, e il pubblico vergine di Star Trek apprezzerà (cosa che in effetti sta avvenendo, anche se da noi la gente affolla le sale per vedere quella porcata di San valentino di sangue in 3D). Pare che i trekkers più radicali stiano insorgendo, e posso capire il perchè. Il punto è che manca completamente la forza morale e lo spessore di un Picard: se dovessi scegliere un termine per definire l'universo trek sarebbe etico: il dilemma delle scelte difficili è sempre stato il fulcro delle storie, mentre qui si è scelto di prendere una via più semplice, spettacolare e fracassona. Del resto, mala tempora currunt...
Insomma, non è Star Trek. E' qualcosa che gli assomiglia parecchio, diciamo, ed è un ottimo blockbuster di fantascienza. Togliamoci per un momento le magliette con scritto "Worst episode ever" e le orecchie a punta, e godiamocelo.
IL GIUDIZIO DEL CRITICO ****

domenica 10 maggio 2009

Dragonball evolution

DRAGONBALL EVOLUTION - USA 2009, di James Wong con Justin Chatwin, Joon Park, Jamie Chung, Emmy Rossum, James Marsters, Chow Yun-Fat

Esistono dei film che, nonostante disponibilità finanziarie quasi inesistenti, riescono a venire alla luce. A volte sono dei piccoli capolavori che lanceranno la carriera di un autore di talento. Molto più spesso si tratta invece di veri aborti cinematografici, e questo per una semplice ragione: le persone prive di talento sono spesso molto più tenaci e fortunate di quelle che ce l'hanno. Questi filmacci di cui parlo a volte riescono inspiegabilmente a varcare i confini nazionali e finire nelle sale o nelle videoteche di tutto il mondo, e quando ti arrivano in mano e la loro tremenda pochezza scorre sullo schermo del televisore al ritmo di 24 fotogrammi al secondo, non si può non provare in fondo al cuore un po' di affetto per l'inetto che ha lottato con le unghie e con i denti contro ogni buon senso ed è riuscito a portare nel tuo lettore DVD scene in cui si passa dal giorno alla notte e viceversa nel breve spazio di campo e controcampo, dove gli attori recitano come dei babbuini svogliati, dove il concetto di "logica" non ha ancora trovato albergo. Ecco, io a questi film non posso fare altro che volere bene, come mi pare di aver già dimostrato.
Se opere del genere si possono apprezzare per l'umorismo involontario di cui spesso traboccano, e data l'aria dilettantesca con cui tutto è stato realizzato, gli si perdona il fallimento sotto qualunque profilo tecnico o artistico, non si può assolutamente essere teneri nei confronti di una produzione da 100 milioni di dollari.
Dragonball evolution riesce nella difficilissima impresa di non azzeccare assolutamente nulla. Se ci pensate, non sono molti i film (ma questo discorso potrebbe essere esteso molte altre cose) nei quali neanche uno degli elementi di cui sono composti è non dico "buono" o "discreto" ma nemmeno corretto. L'unico altro "capolavoro" che mi sento di accostare a Dragonball evolution - e a cui in effetti assomiglia da diversi punti di vista - è Street fighter, quello con Van Damme: mi pare che la cosa si spieghi da sè.
Dragonball e Street fighter hanno in comune la stessa mancanza di rispetto per i personaggi e l' opera originale da cui sono tratti. E ne approfitto per precisare che a me del manga e dell'anime di Akira Toriyama non me ne frega assolutamente nulla, anzi, li ho sempre cordialmente detestati... Ma qui siamo oltre ogni limite della decenza: la storia va avanti a salti senza la minima connessione logica tra una scena e l'altra, e le singole scene annegano in un mare di banalità sconcertante. I personaggi sono delle ridicole macchiette per i quali è impossibile provare empatia (chissà quanti soldi avranno dato a Chow Yun Fat per prendere parte a questa roba), ogni singolo elemento del film trasuda una superficialità e cialtroneria veramente incredibile. Vogliamo parlare dei costumi che non sarebbero credibili in una festa di carnevale delle elementari? del design degli oggetti di scena e delle scenografie, dove le strade di una città futuristica sono invase da Matiz, Ka e vecchie Seat Ibiza, che evidentemente gli autori considerano auto fantascientifiche? Parliamo degli effetti speciali, mediamente mal fatti e in alcune scene imbarazzanti? Dei vergognosi plagi di scene intere da altri film? (una dal Signore degli Anelli clamorosa, ma fosse la sola) Dei combattimenti, lentissimi e finti come i capelli di Berlusconi? Della fotografia satura di infiniti layer di photoshop, dell'orribile colonna sonora....no, basta, mi fermo qui.
L'aspetto drammatico di tutto questo è che il risultato finale non causa risate nello spettatore, come fanno The curse of the maya o Weasels rip my flesh, nella loro ingenuità un po' naif. No, qui l'unica reazione che si può provare di fronte a tale scempio è solo l'irritazione che nasce quando ci si sente presi per il culo. Ah ecco, ho trovato un altro film dello stesso livello (anche se fatto con un decimo del budget): Dungeons & Dragons. Ma Dragonball è più brutto. Complimenti vivissimi...
IL GIUDIZIO DEL CRITICO **

lunedì 4 maggio 2009

Botched

BOTCHED - PAURA E DELIRIO A MOSCA - Botched, Irlanda/Germania/GB/USA 2007, di Kit Ryan con Stephen Dorff, Jaimie Murray, David Heap, Alan Smyth

Sorvoliamo sul solito sottotitolo italiano attira-gonzi: ovviamente questo film (conosciuto anche come 13) non ha nulla a che vedere con il quasi omonimo trip di Terry Gilliam. Però su una cosa ci ha azzeccato, in effetti il delirio non manca affatto in questa curiosa coproduzione irlandese- tedesca- angloamericana.
Ci troviamo ad assistere alle peripezie di Ritchie, ladro professionista che penetra in un grattacielo di Mosca insieme a due bizzarri complici russi, allo scopo di rubare una preziosa e antica croce. Costretti a prendere degli ostaggi, i tre criminali si trovano bloccati al tredicesimo piano, apparentemente deserto, ma in realtà usato dai padroni del palazzo per i loro giochi: trattasi infatti dei discendenti di Ivan il terribile (non quello di Fantozzi, purtroppo), dediti a riti sanguinari. Per nostra fortuna una storia stupida come questa viene trattata nel modo giusto, ovvero con abbondanti dosi di comicità splatter. Le atmosfere brit ricordano un po’ il Guy Ritchie di The snatch o Lock & Stock, mentre nelle scene a base di sangue e frattaglie il riferimento è come al solito, il sempiterno Sam Raimi; e il trucco riesce: invece di annoiarsi, lo spettatore si affezionerà a un gruppo di personaggi ben riusciti, tra i quali spicca la figura di un attempato reduce da chissà quante guerre che si autodefinisce “il maschio alfa” ed è protagonista di alcune delle migliori gag della pellicola. Caso strano per un prodotto di questo genere, anche i cosiddetti cattivi sono efficaci e divertenti, la reincarnazione di Ivan – una specie di vichingo che uccide le sue vittime esibendosi in leggiadri balletti e allestisce trappole mortali a base di disco music – è stupida quanto buffa. E’ un peccato che questi indubbi pregi non vadano di pari passo con una scrittura un minimo più attenta: senza qualche passaggio a vuoto di troppo, specialmente nella parte iniziale e nel finale veramente un po’ troppo buttato là, L’esordiente alla regia Kit Ryan poteva tirare fuori da questo Botched un piccolo gioiello, invece dell’onesto filmetto adatto a una serata con gli amici che invece è.Non che sia poco, ad ogni modo, specialmente di questi tempi. Come di consueto gli adattatori italiani hanno cercato di rovinarlo con un doppiaggio ignobile, per cui, se potete, recuperatelo in lingua originale. IL GIUDIZIO DEL CRITICO ***